Che il sindaco
Maiorano e l’assessora alle pari opportunità Mariaconcetta Milone non
ritenessero opportuno considerare la mia proposta, di circa sei mesi addietro,
di aderire a Re.A.DY (la rete di pubbliche amministrazioni che favoriscono
l’inclusione sociale delle cittadine e dei cittadini LGBT, ovvero persone
lesbiche, gay, bisessuali e transessuali/transgender)*, diciamo che me
l’aspettavo. Ma che lo stesso comportamento di totale mutismo sarebbe stato
assunto dalla Consulta servizi sociali e pari opportunità, in un primo tempo,
mi ha meravigliato. È chiaro che a tutto c’è una spiegazione; infatti proprio la
ricerca delle ragioni del vuoto in cui s’è persa la proposta di aderire a Re.A.DY,
avanzata circa quattro mesi fa alla Consulta in parola, ha liquidato il mio
stupore.
Partiamo dallo statuto del consiglio comunale! L’art. 56
riferisce che «il Comune assicura la partecipazione
dei cittadini e delle associazioni […] attraverso le consulte». Ma la
“partecipazione” rimane solo una parola priva di concretezza se viene evitata
l’inclusione, quella pratica che decide i partecipanti. Secondo il prof.
Rodolfo Lewanski dell’Università di Bologna l’inclusione nel suo concretizzarsi
deve puntare a «favorire la parità di genere, l’inclusione dei soggetti deboli
e l’emersione degli interessi diffusi». Ritornando al nostro caso la proposta
di aderire alla rete di pubbliche amministrazioni che favoriscono l’inclusione
sociale delle cittadine e dei cittadini LGBT(lesbiche, gay, bisessuali e
transessuali/transgender) è stata presentata ad un organo istituzionale (la
Consulta servizi sociali e pari opportunità) nel quale pare non sia presente
alcuna cittadina o cittadino appartenente alla comunità LGBT. Questo significa che la formazione della
tanto cara Consulta ai servizi sociali e alle pari opportunità non ha
rispettato l’elemento basilare della partecipazione, ovvero l’inclusione; pare
altresì che oltre alla mancata partecipazione degli LGBT si registri anche
l’assenza di altre categorie sociali come i disabili, gli immigrati, etc.. Nel
tirare le somme sulla vicenda è scaturita un’ulteriore constatazione, vale a
dire che l’inclusione di una sola parte della società civile significa la
partecipazione degli interessi di pochi e l’inabissamento degli interessi
diffusi, specie quelli dei soggetti più deboli, comprovando che nell’iter
costitutivo della nostra consulta ha prevalso l’esclusione.
A mio avviso la causa di un tale difetto è immediatamente
rinvenibile nella vetustà del regolamento, scritto il 10 ottobre del 1996,
quasi 20 anni fa. È strano che una
siffatta magagna sia sfuggita alle forze progressiste (e quindi innovatrici) presenti
nell’attuale maggioranza di governo municipale come gli Ecopacifisti che, prima
di partecipare alla costituzione delle nuove consulte, non si sono preoccupati
di ammodernare la regolamentazione. Sarà
stata una svista? Non lo so! Di certo so, con dati di fatto, che le attuali
formazioni delle consulte comunali stanno escludendo dalla partecipazione alla cosa pubblica molte più categorie sociali di
quante realmente ne rappresentano.
* Re.A.DY è l’acronimo di “Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”. Sul documento di presentazione della Rete si legge che «diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale delle cittadine e dei cittadini LGBT (persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali/transgender), sviluppando azioni e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi per contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere»; pertanto «Risulta essenziale l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere, sul piano locale, politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone LGBT, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi».
Commenti
ti do del tu per l’amicizia e la stima reciproca che ci lega. Andrò per punti per cercare di rispondere alle tue legittime richieste:
1) Sulla partecipazione – ti posso assicurare che la Consulta è partita in ritardo, (mese di Maggio) proprio perché non erano rappresentate TUTTE le componenti dei settori e degli ambiti di competenza nessuno escluso, secondo le normative che regolamentano le Consulte.
2) La tua proposta è stata presa in considerazione nel primissimo incontro ad Aprile quando ancora la Consulta era mancante di componenti e presidente. Una volta ufficializzata la mia nomina a Presidente, abbiamo discusso dell’adesione alla rete “ Re.A.DY “. Dalla discussione è emerso che a Latiano è attivo da qualche anno uno sportello NODO ANTIDISCRIMINAZIONE della REGIONE PUGLIA. Pertanto abbiamo ritenuto per evitare “doppioni” potenziare la visibilità di questo sportello esistente. E da qui è nata l’idea di creare una CARTA SERVIZI per il CITTADINO. Che informi sui diversi servizi diretti e indiretti che si possano usufruire nel nostro Comune…ci stiamo lavorando, come stiamo lavorando sul LAST MINUTE MARKET e altre proposte arrivate dai cittadini.
3) Nell’ultima seduta di Giovedi 16 u.s. abbiamo approvato la proposta di modificare il Regolamento “ventennale” oltre che chiedere all’ufficio preposto, una mail istituzionale e la pubblicazione sul sito comunale degli O.d.G e delle attività della Consulta.
Voglio scusarmi con te, però non sono abituato a lavorare sulla ribalta… mi trovo meglio nel silenzio del dietro le quinte... Un Abbraccio
Pierpaolo
ti rispondo anch’io in modo schematico:
1. Sulla questione partecipazione e quindi sull’inclusione credo che tu non abbia voluto capire quello che ho scritto. Il problema non è nella consulta che non include, ma sta proprio nelle “normative che regolamentano le consulte” che, ripeto, appartengono a tempi molto lontani. E il rendere i regolamenti attuali doveva essere una preoccupazione della rappresentanza politico-amministrativa come le è stato sollecitato in altre occasioni.
2. Sto cercando di capire, senza riuscirci, il perché proprio la Regione Puglia che ha attivato lo sportello “Nodo antidiscriminazione” ha aderito con Emiliano presidente a Re.A.Dy. Evidentemente questo “doppione” serve a qualcosa. Infatti annualmente le persone LGBT sono costrette a organizzarsi un giornata dell’orgoglio proprio per sensibilizzare anche le istituzioni (come quella che anche tu presiedi) che essere LGBT in Italia significa anche subire centinaia di aggressioni in cui qualche volta ci scappa il morto (il Manifesto qualche giorno fa ha parlato di 104 aggressioni e 4 morti nell’ultimo anno)
3. Lodevole la proposta di modificare il “regolamento ventennale”, mi auguro che nel farlo non ve la suoniate e cantate da soli; spero vivamente che le modifiche che apporterete siano espressione dirette della volontà delle diverse categorie sociali e quindi di una ampia rappresentanza. Anche nella fase di modifica del regolamento, reputo che il coinvolgimento delle diverse realtà sociali, non per forza associate (in questi momenti anche la partecipazione di “ uomini di buona volontà” è necessaria), sia necessaria se si vuole realmente parlare di partecipazione e inclusione
4. Ultimo punto prima di salutarti affettuosamente, vorrei dirti che il fatto che tu non sei “abituato a lavorare sulla ribalta” non credo che sia una colpa o un pregio. A me in qualità di cittadino doveva ritornare una risposta (che non c’è stata) ad una istanza presentata, non per il fatto che mi chiamo Pinco Pallino, ma perché lo vuole l’art. 52 dello statuto comunale.
Un abbraccio Ulisse