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Visualizzazione dei post da agosto, 2015

La cogestione dell'impresa. Ilva e la nazione che non appartiene al suo popolo

«Secondo voi potrebbe accadere in Germania una tragedia come quella dell’ILVA – si chiedeva Enrico Grazzini su Il Manifesto nell’estate di 3 anni fa – in cui l’industria pubblica prima e quella privata poi inquinano per decenni un’intera città imponendo ai lavoratori di scegliere tra lavoro e salute fino al rischio di chiusura totale?». Similmente, dopo l’ennesimo decreto “salva Ilva”, che invece di bloccare l’altoforno 2, dove lo scorso 8 giugno Alessandro Morricella è stato   ucciso da un’improvvisa colata infuocata, ha bloccato la magistratura che indagava sull’ennesimo caso di morte all’Ilva, anch’io mi chiedo: «potrebbe accadere in Germania che uno stabilimento solo perché ritenuto dal Governo “di interesse strategico nazionale” possa continuare a svolgere la sua azione di “cecchinaggio” tra gli operai e i cittadini, negando di fatto alla magistratura di svolgere le dovute indagini?». In effetti una tale situazione non è riproducibile in Germania, né in altri Paesi dell’ar

LATIANO METAFORA DEL SUD

  Un Gabinetto del sindaco il cui costo per la cittadinanza è ancora ignoto; finanziamenti del CIPE per le scuole che l’incapacità degli amministratori comunali non è riuscita ad intercettare; ingenti fondi per il dissesto idrogeologico del comune finiti chissà dove; piani e misure urbanistiche che hanno favorito qualche cittadino “particolarmente particolare” a scapito di un territorio sfregiato e   deturpato, misera eredità per le future generazioni; una conduzione pessima dell’azienda speciale Caterina Scazzeri (la procura ha avviato persino un’inchiesta); un buco di centinaia di migliaia di euro nel bilancio municipale; la totale inerzia di fronte alle pretese (poi attuate) del Consorzio Arneo; e così via per tante questioni malamente o per nulla amministrate negli ultimi 5 anni. Di fronte a questo infelice elenco della mala-gestione politico-amministrativa di Latiano mi son chiesto: come mai la cittadinanza alle elezioni di fine maggio scorso ha dato vita ad un nuovo «mos