Un Gabinetto del sindaco il cui costo per la cittadinanza è
ancora ignoto; finanziamenti del CIPE per le scuole che l’incapacità degli
amministratori comunali non è riuscita ad intercettare; ingenti fondi per il
dissesto idrogeologico del comune finiti chissà dove; piani e misure
urbanistiche che hanno favorito qualche cittadino “particolarmente particolare”
a scapito di un territorio sfregiato e
deturpato, misera eredità per le future generazioni; una conduzione
pessima dell’azienda speciale Caterina Scazzeri (la procura ha avviato persino
un’inchiesta); un buco di centinaia di migliaia di euro nel bilancio municipale;
la totale inerzia di fronte alle pretese (poi attuate) del Consorzio Arneo; e
così via per tante questioni malamente o per nulla amministrate negli ultimi 5
anni. Di fronte a questo infelice elenco della mala-gestione politico-amministrativa
di Latiano mi son chiesto: come mai la cittadinanza alle elezioni di fine
maggio scorso ha dato vita ad un nuovo «mostro amministrativo» che contempla gran
parte della vecchia maggioranza e opposizione che nei cinque anni passati,
grazie ad una certa connivenza, hanno provveduto a creare il disastro che
oggigiorno è evidente per le vie del paese? Come mai i cittadini hanno continuato
a premiare una classe dirigente (?) contro cui all’unisono manifestavano
pesante malumore?
Luca Ricolfi, in un editoriale apparso qualche settimana
addietro sul Sole 24Ore, ha tracciato un quadro estremamente autentico di un
Meridione che, anche attraverso gli ultimi dati Svimez, continua a presentare
una sua attuale “Questione”. Il giornalista del quotidiano economico, pur
riconoscendo le responsabilità della politica nazionale che non ha dotato il
Sud di «una rete infrastrutturale decente», si concentra sulle responsabilità
delle classi dirigenti locali e «sull’eccessiva tolleranza, assuefazione, e
talora persino connivenza, che la gente del Sud ha nei confronti della propria
classe dirigente». Ancora più chiaramente l’editorialista del Sole 24Ore sottolinea
che se nel resto del paese la Pubblica amministrazione produce meno sprechi, le
infrastrutture vengono realizzate più celermente «è anche perché diverso è il
rapporto fra l’opinione pubblica e la politica, fra la gente e gli
amministratori locali». Concludendo, l’editoriale rimarca che qualsiasi analisi
del Mezzogiorno non può continuare con
l’autoassoluzione prodotta dalla “cultura del piagnisteo”, poiché «l’autoassoluzione
è un elemento che concorre alla crisi del Mezzogiorno», nascondendo una parte
essenziale del problema: «le responsabilità della società meridionale e delle
sue classi dirigenti».
Se per Leonardo Sciascia «la Sicilia è la metafora del
mondo», forse Latiano può essere la metafora del Sud.
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