Un tempo, il lessico scolastico utilizzava sovente il verbo
«respingere», al posto di «bocciare». In “lettera ad una professoressa” della
Scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani già alle prime battute si legge “Cara signora, lei di me non ricorderà
nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai
suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete»”. A differenza
dell’istituzione a cui fanno riferimento gli autori della Scuola di Barbiana,
la scuola d’oggi difficilmente “respinge” i giovanissimi, mentre risulta essere
alquanto avvezza a respingere le richieste dei genitori, anche quando sono
tutelate dalla legge. Questo è successo e succede ancora a Latiano, dove la dirigente dell’Istituto
comprensivo, prof.ssa Ornella Manco ha deciso di ignorare la richiesta di accesso agli atti di alcuni
genitori organizzati in un’associazione (trattasi dell’associazione “Scuola
bene comune”), regolarmente iscritta all’ufficio delle entrate e inserita
nell’albo delle associazioni municipali. Le informazioni che i genitori avrebbero
voluto visionare sono inerenti la valutazione
dei rischi, il piano delle emergenze,
l’elenco dettagliato per mettere tutto a
norma e l’adozione di misure
necessarie per eliminare eventuali rischi; dati elencati dall’art. 15 del
D.lgs 81/2008 e che la dirigente della scuola è obbligata a relazionare in
specifici documenti. Purtroppo pur appellandosi alla legge 241/90, che regolava
l’accesso civico agli atti purché in funzione di un interesse diretto, e al più
recente F.O.I.A. ( Freedom Of Information Act), che elimina il vincolo
dell’interesse diretto nell’accesso civico agli atti, i richiedenti son rimasti
a mani vuote. Va evidenziato, comunque, che la legge prescrive che qualsiasi
forma di rifiuto al diritto di accesso dei cittadini va comunque motivato e,
quindi, comunicato. La massima autorità scolastica latianese non ha invece
ritenuto doveroso né accogliere la richiesta dei genitori associati, né
motivare l’eventuale diniego; nel linguaggio giovanile diremmo che «non ha
voluto cagarli». Alla fine l’associazione, per sbloccare la situazione alquanto
mortificante, ha deciso di rivolgersi all’Autorità nazionale anticorruzione
(ANAC) dalla quale attende un intervento.
Nei giorni scorsi la situazione della sicurezza degli
edifici scolastici latianesi è stata al centro di un acceso dibattito tra
genitori, rappresentanti della scuola e amministratori comunali. Ad infuocare la
discussione è stata la relazione tecnica dell’Arch. Muri, responsabile
dell’Ufficio Tecnico Comunale (UTC), che ha posto l’accento sulle criticità dei
solai della scuola Bartolo Longo. È da dire che la relazione dell’UTC è
derivata dai certificati e dalle relazioni delle indagini del laboratorio
EMMEBI SALENTO, incaricato dal Comune a verificare lo stato dei solai degli
edifici scolastici; anche in questo caso, le autorità municipali si sono ben
guardate dal rendere pubblici i documenti dell’azienda incaricata, nonostante
siano stati espressamente richiesti dai genitori nei vari incontri.
La mancanza di trasparenza delle autorità scolastiche e, in
qualche modo, delle autorità municipali, oltre ad alimentare all’inverosimile
le preoccupazioni dei genitori e dell’intera cittadinanza sulla sicurezza degli
edifici scolastici che ospitano i nostri bambini, mette in evidenza le
difficoltà che i cittadini, anche nelle forme associate, incontrano quando
decidono di partecipare attivamente e consapevolmente alle sorti della comunità
di cui fanno parte. In conclusione, ritengo che questo non «ottenere nulla per
le vie legali, nemmeno le cose legali» è strettamente legato all’atteggiamento
- sempre più radicato - dei rappresentanti delle istituzioni che, anche alle
nostre latitudini, vanno mutuando l’azione del governare o dell’amministrare con
quella del comandare, irrispettosi dei diritti dei cittadini e persino gli
obblighi legali.
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