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VIVERE A LATIANO TRA "PIAZZE PULITE" E CULACCHI



Un vecchio culacchio (racconto popolare) latianese racconta di un ciabattino di Torre Santa Susanna che in un periodo di crisi, decise di emigrare a Francavilla Fontana in cerca di un lavoro. A quei tempi, si sa, la gente si trasferiva spesso a piedi, così anche il nostro ciabattino, talmente povero da non possedere neanche una bicicletta, toccò la sorte di procedere “ncavaddu alla strata”. Giunto nelle campagne poste al confine tra Oria e Francavilla avvertì la furia corporale di un bisognino. Ben nascosto dietro un piticone (tronco enorme) d’ulivo cercò di liberarsi del fardello che tanto gli tormentava la panza. Non aveva ancora finito di ingrassare la terra, quando avvertì il rumore –quasi minaccioso - di uno sciarabballo (calesse per trasporto persone) che si avvicinava. Da dietro l’enorme tronco vide un cavallo che trainava lo sciarabballo condotto da un signore con accanto una signora. Intanto la carrozza aveva imboccato proprio il carisciulu (viottolo di terra battuta) che passava a lato dell’albero scelto dal ciabattino, il quale s’alzo di scatto, s’aggiusto velocemente i pantaloni e, per non far capire le ragioni della sua fermata in quel terreno, tenne lo sguardo rivolto verso la chioma dell’albero facendo cenni di disapprovazione con la testa.
 «Vuoi vedere che è un maestro di monda?», fece la signora al probabile marito che guidava il calesse. «Buongiorno, maestro», fece il signore tirando le redini e convintosi dagli atteggiamenti di avere di fronte un reale maestro di monda.
 «Buongiorno» rispose il ciabattino.
 «Che te ne pare di come sono mondati gli alberi?», chiese il cocchiere proprietario del fondo.
Tra la gioia di non essere stato scoperto e la difficoltà di dissimulare le reali ragioni di quella sosta sotto l’albero, il ciabattino migrante disse «veramente, se proprio devo essere sincero, non mi garba per niente!».
«Ho avuto ragione io», incalzò la signora, «era troppo evidente che fosse un maestro di monda».
«Vorresti lavorare per me?» propose il proprietario convinto di trovarsi di fronte un magistrale maestro di monda. Il ciabattino disoccupato ed in cerca di lavoro, di fronte a tale proposta quasi non ci credeva e dentro di sé pensava: «che strano il destino, mi son fermato per una cagata e mi trovo maestro di monda»; «va bene», rispose, «domani mattina ci vediamo qui con la squadra dei vostri uomini per iniziare il lavoro».
All’indomani il ciabattino, che non aveva mai fatto il contadino e tantomeno si era dedicato alla monda degli ulivi, si sentì chiamato maestro dagli operai mondatori, i quali si accorsero presto che il sedicente maestro non sapeva nemmeno la differenza tra una puddalora (succhione) e un sobbra-cavaddu (pollone), ma per pura convenienza non dissero niente al proprietario, visto che col nuovo “maestro” il lavoro veniva svolto con calma e senza alcun zelante controllo da parte del capo. Così il ciabattino da una cagata  divenne maestro.
La morale carica di significato della storiella appena narrata mi è tornata in mente in questi giorni (assieme all’espressione dialettale “mestru pi na cacata”) quando la mia pagina facebook si è riempita dei vari link dell’assessore all’ambiente dott. Michele Locorotondo, condivisi da alcuni cittadini e da qualche giornalista locale. Nei link venivano ingigantite delle normali operazioni di pulizia delle piazze, tanto da essere considerate da parte del nostro assessore come il punto di arrivo della sua «predisposizione all'ascolto delle istanze dei cittadini». Al di là del fatto che le istanze dei cittadini sono arrivate per la situazione di abbandono in cui versano le nostre piazze, in particolare piazza Capitano D’Ippolito,  che l’assessore Locorotondo avrebbe dovuto occuparsene da quando ha avuto inizio il suo incarico amministrativo (oltre sette mesi addietro). Giustamente qualche cittadino ha fatto notare, sempre sui social network, che non è un buon segno “se si arriva ad enfatizzare ciò che dovrebbe appartenere alla normalità”. Infatti un buon segno sarebbe se l’assessore all’ambiente facesse sapere ai latianesi quali rischi provengono, per il territorio e per le persone,  dall’ex discarica di Mariano, magari a seguito della prevista caratterizzazione; un altro buon annuncio per la cittadinanza potrebbe essere un progetto di miglioramento delle aree verdi già presenti e una programmazione per un ampliamento del verde pubblico globale, fortemente ridotto rispetto al numero dei cittadini; oppure sarebbe concretamente degno di nota pensare ad una rete di collaborazione con le altre amministrazioni della provincia per il monitoraggio dell’aria, visto che il nostro territorio si trova tra due importanti poli industriali dalle cui ciminiere non esce roba rassicurante.
Ma a Latiano si sa, basta poco per essere “mestru”.             

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