Quando m’assale la pigrizia e si compie la metamorfosi del
mio corpo in un bradipo, l’unico sforzo che riesco a fare è quello del muovere
il mouse del computer. In questi momenti, nella rete trovo l’unica futile e non
faticosa occupazione, ascoltando, senza seguire alcuna logica, brani musicali
su youtube. Ultimamente In uno dei tanti stati di ozio, mi è capitato di
ascoltare Les Bourgeois, scritto e
musicato nel 1962 da Jacques Brel, cantautore e poeta di origine Belga. Il brano, il cui ritornello è stato ripreso da
Gaber ne I Borghesi, narra di tre
giovani che, animati da grandi passioni intellettuali, dinanzi a vecchi
notabili non perdono l’occasione di schernirli cantando «Les bourgeois c'est
comme les cochons/Plus ça devient vieux plus ça devient bête» (I borghesi sono
come i maiali / Più son vecchi più son
animali); ma alla fine della storia, quando i tre contestatori sono oramai
anziani borghesi, dinanzi a giovani che a loro volta li scherniscono, si
comportano peggio dei vecchi borghesi che un tempo loro contestavano e, animati
da moralismo, ricorrono alla polizia.
Al di là di una improbabile (anche se non impossibile!)
corrispondenza tra ciò che abilmente Jacques Brel denunciava e quello di cui vi
parlerò in questo post, il ritornello «Les bourgeois c'est comme les
cochons/Plus ça devient vieux plus ça devient bête» ha, per le mie orecchie, un
suono assai piacevole nell’attuale contesto pre-elettorale. Infatti ad ogni
manifesto di notabili paesani che, nelle pose garbate e ricercate, ci invitano
da muri e vetrate a votare loro, il ritornello di Les Bourgeois risuona come un tormentone nella mia testa. Sarà
sicuramente la parola “burgeois” (borghesi) e non “cochons” o “bête” a farmi canticchiare
meccanicamente «Les bourgeois c'est comme les cochons/Plus ça devient vieux
plus ça devient bête» dinnanzi a certe facce. In effetti i candidati che sinora
si sono “fotograficamente” esposti son tutti dei notabili di paese che, qualche
generazione addietro, sarebbero stati chiamati «borghesi». Ma si sa, “ tutto
scorre” e ciò che era in uso un tempo, ora non lo è più! Per la stessa ragione,
nell’attuale campagna elettorale, ci troviamo personaggi che un tempo si
definivano rivoluzionari proletari (altro lemma dismesso) e che oggi, essendo avvocati,
commercialisti, professori, funzionari scolastici, al posto della «rivoluzione»
promettono un più morbido e cauto «cambiamento»; che, a mio avviso, vista la loro puntuale e continua presenza
sulle scene politiche e amministrative, non arriverà mai.
Al di là delle mie personali convinzioni, è veramente curioso come questa categoria di persone, talvolta dall’aspetto pulito e dal linguaggio sacerdotale, riesca ad accreditarsi anche in nuovi e irrequieti giovani rivoluzionari che forse, molto meglio di me, hanno capito come va il mondo.
Al di là delle mie personali convinzioni, è veramente curioso come questa categoria di persone, talvolta dall’aspetto pulito e dal linguaggio sacerdotale, riesca ad accreditarsi anche in nuovi e irrequieti giovani rivoluzionari che forse, molto meglio di me, hanno capito come va il mondo.
Sta di fatto che nella mia mente ad ogni manifesto
elettorale, dove una faccia sorridente ed
una frase minima promettono enormità,
risuona melodiosa «Les bourgeois c'est comme les cochons/Plus ça devient
vieux plus ça devient bête».
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