Istituto Pio Caterina Scazzeri: le considerazioni del consigliere Argentieri (UDC) sull’Azienda Speciale
Riceviamo e pubblichiamo la lettera-commento al post Quale opposizione per i latianesi, inviataci dal consigliere comunale dell’UDC dott. Gabriele Argentieri, in cui chiarisce la propria posizione riguardo l’Azienda Speciale Istituto Pio Caterina Scazzeri
Caro Ernesto,
intervengo a qualche giorno dalla pubblicazione di questo post poiché - pur essendo un puntuale lettore del tuo blog, che trovo sostanzialmente interessante nei contenuti ed appropriato nella denuncia - solo ora ho avuto modo di leggerlo. Io e te non ne abbiamo mai parlato ma la questione - Azienda Speciale “Pio Istituto Caterina Scazzeri” mi ha appassionato sin dall’inizio, sin dalla sua costituzione che, in Consiglio Comunale, il 22 novembre 2010 (posso inviarti il file del verbale ufficiale della seduta: vale la pena leggerlo), ebbi a definire “atto di civiltà politica” verso cui però non trovai elementi sufficienti per esprimere un voto favorevole (e mi astenni) poiché, spiegai, ritenevo che fosse giusto dare corso a
quella iniziativa (internalizzando la gestione di un servizio comunale di elevata sensibilità, direttamente rivolto alla cura della persona umana) ma, allo stesso tempo, anche in base alle mie pregresse esperienze professionali, pensavo che quella costituenda realtà non venisse dotata di una efficiente impostazione organizzativa e di una chiara visione strategica. Il resto è storia, anzi osservo che il resto, purtroppo, è divenuto cronaca. In merito mi sono espresso nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, in sede di approvazione del bilancio, quando, nel motivare il mio voto politico complessivamente negativo sull’operato dell’Amministrazione Comunale, mi sono soffermato anche sulle vicende dell’Azienda Speciale, non per aggiungermi al coro delle strumentalizzazioni ma per esprimere il rammarico per l’occasione, finora perduta o forse neppure considerata, di fare di quella realtà - in termini non solo di qualità ma, più generalmente, in termini di avanguardia - un faro, un riferimento per le tante strutture socio – sanitarie residenziali presenti sul territorio latianese. In una città, come la nostra, che si è ormai caratterizzata per la presenza di tante strutture di quel tipo, ritengo che si possa addirittura immaginare un “bollino blu” dell’accoglienza, con un codice di qualità che determini il valore aggiunto - oltre i requisiti richiesti dalla normativa vigente - della capacità ospitale ed assistenziale della comunità latianese. In tal senso, la struttura pubblica può svolgere un ruolo – guida… se sa dimostrare di saper essere avanti agli altri: e proprio qui credo che risieda la scommessa con cui deve confrontarsi chi è chiamato ad un ruolo di gestione della nostra (perché è patrimonio di tutti noi, non dimentichiamolo) Azienda Speciale. Alla politica, invece, il compito di dare prova di coerenza, dimostrando concretamente la volontà di continuare ad insistere sulla gestione internalizzata dei servizi comunali (non avrebbe senso, dopo aver optato per la gestione diretta di una residenza socio – sanitaria assistita, che è impresa complessa e delicata, rinunciare alla sfida di gestire in proprio altri servizi comunali più semplici). Le sentenze emesse nei giorni scorsi dalla Corte Costituzionale da una parte incoraggiano questa azione, poiché vanno in direzione opposta rispetto alla privatizzazione dei servizi pubblici (in precedenza il decreto sulla spending review del Governo Monti aveva invece indicato come “strada maestra” la privatizzazione delle società in house) ma il problema che non è stato sollevato dinanzi al giudice costituzionale riguarda il fatto che i bilanci delle municipalizzate, incluse le spese per il personale, entrano nel patto di stabilità: questo rappresenta una condizione che rende di fatto drammatica la lotta quotidiana per la sopravvivenza di queste società. In conclusione penso che anche le più sane intuizioni vadano coltivate con coraggio e determinazione, se non si vuole che falliscano miseramente. Se si decide di realizzare un progetto ricco di spessore etico e carico di avvenire - per difenderlo da aggressioni speculative e per proteggerlo da un contesto normativo e finanziario certo non favorevole - occorre saperlo comunicare e condividere, affinché tutti prendano coscienza che perderlo significherebbe avere, ciascuno, qualcosa in meno.
quella iniziativa (internalizzando la gestione di un servizio comunale di elevata sensibilità, direttamente rivolto alla cura della persona umana) ma, allo stesso tempo, anche in base alle mie pregresse esperienze professionali, pensavo che quella costituenda realtà non venisse dotata di una efficiente impostazione organizzativa e di una chiara visione strategica. Il resto è storia, anzi osservo che il resto, purtroppo, è divenuto cronaca. In merito mi sono espresso nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, in sede di approvazione del bilancio, quando, nel motivare il mio voto politico complessivamente negativo sull’operato dell’Amministrazione Comunale, mi sono soffermato anche sulle vicende dell’Azienda Speciale, non per aggiungermi al coro delle strumentalizzazioni ma per esprimere il rammarico per l’occasione, finora perduta o forse neppure considerata, di fare di quella realtà - in termini non solo di qualità ma, più generalmente, in termini di avanguardia - un faro, un riferimento per le tante strutture socio – sanitarie residenziali presenti sul territorio latianese. In una città, come la nostra, che si è ormai caratterizzata per la presenza di tante strutture di quel tipo, ritengo che si possa addirittura immaginare un “bollino blu” dell’accoglienza, con un codice di qualità che determini il valore aggiunto - oltre i requisiti richiesti dalla normativa vigente - della capacità ospitale ed assistenziale della comunità latianese. In tal senso, la struttura pubblica può svolgere un ruolo – guida… se sa dimostrare di saper essere avanti agli altri: e proprio qui credo che risieda la scommessa con cui deve confrontarsi chi è chiamato ad un ruolo di gestione della nostra (perché è patrimonio di tutti noi, non dimentichiamolo) Azienda Speciale. Alla politica, invece, il compito di dare prova di coerenza, dimostrando concretamente la volontà di continuare ad insistere sulla gestione internalizzata dei servizi comunali (non avrebbe senso, dopo aver optato per la gestione diretta di una residenza socio – sanitaria assistita, che è impresa complessa e delicata, rinunciare alla sfida di gestire in proprio altri servizi comunali più semplici). Le sentenze emesse nei giorni scorsi dalla Corte Costituzionale da una parte incoraggiano questa azione, poiché vanno in direzione opposta rispetto alla privatizzazione dei servizi pubblici (in precedenza il decreto sulla spending review del Governo Monti aveva invece indicato come “strada maestra” la privatizzazione delle società in house) ma il problema che non è stato sollevato dinanzi al giudice costituzionale riguarda il fatto che i bilanci delle municipalizzate, incluse le spese per il personale, entrano nel patto di stabilità: questo rappresenta una condizione che rende di fatto drammatica la lotta quotidiana per la sopravvivenza di queste società. In conclusione penso che anche le più sane intuizioni vadano coltivate con coraggio e determinazione, se non si vuole che falliscano miseramente. Se si decide di realizzare un progetto ricco di spessore etico e carico di avvenire - per difenderlo da aggressioni speculative e per proteggerlo da un contesto normativo e finanziario certo non favorevole - occorre saperlo comunicare e condividere, affinché tutti prendano coscienza che perderlo significherebbe avere, ciascuno, qualcosa in meno.
Un abbraccio.
Gabriele Argentieri
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