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Il governo Monti salva le banche e ammazza equità e crescita

È bastata la minaccia di dimissioni dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) per indurre il governo Monti ad annullare la "norma anticommissioni bancarie" (Decreto legge “liberalizzazioni”) riparando con il "decreto salva banche". Le commissioni a cui si fa riferimento sono quelle che le banche si fanno pagare, oltre agli interessi, sui finanziamenti che elargiscono ad imprese e alle famiglie, comprendendo anche i mutui immobiliari e il credito a consumo.
Eppure già il trend, rispetto all’area euro, del tasso di interesse che le banche si fanno pagare sulla
 linea del credito è notevolmente aumentato tanto da far registrare, negli ultimi sei mesi, per il 75 per cento delle PMI (Piccole Medie Imprese) italiane un incremento, mentre quasi il 65 per cento delle PMI ha dichiarato di aver visto aumentare anche le commissioni bancarie applicate sui finanziamenti. Tanto per citarvi un esempio a gennaio 2012 il tasso medio alle imprese è stato infatti pari al 4,1 per cento in Italia, contro il 3,5 per cento della Spagna, il 3,3 per cento della Francia e il 2,9 per cento della Germania. Per dirla in termini spicci sui soldi che l’impresa prende dalle banche per gli investimenti, oltre a gravare il più elevato tasso d’interesse dell’area euro, gravano onerose commissioni bancarie e questo non aiuta certo la crescita e quindi l’occupazione.*
Non va meglio per le famiglie che si vedono applicare sui mutui, la maggior parte contratti per l’acquisto di abitazioni, una dinamica crescente dei tassi di interesse con un corrispondente livello di commissioni più alto rispetto ai principali paesi europei. Le commissioni devono essere pagate anche da coloro che la legge ha costretto ad aprire un conto corrente sia pure per pigliare una misera pensione; infatti se malauguratamente col conto corrente si “va in rosso” prendendo denaro a credito (cosa non difficile per chi percepisce poco più di mille euro al mese), su cui la banca già si fa pagare esosi interessi, si deve continuare a pagare anche costose commissioni
Il quadro della aberrante anomalia creditizia italiana si completa aggiungendo che le banche italiane, alla fine dello scorso febbraio, hanno ricevuto dalla BCE un prestito di 139 miliardi di euro ad un tasso dell’1% per essere distribuito sotto forma di finanziamenti agevolati ad imprese e famiglie.
Ritornando al nostro decreto “salva banche” che elimina la norma che cancellava le commissioni bancarie del cosiddetto “decreto liberalizzazioni”, bisogna dire che l’azione di Monti in primis e del parlamento poi, oltre ad essere contraddittoria, ha messo a nudo la sottomissione del potere politico a quello bancario, che nonostante le agevolazioni della BCE, l’elevato tasso d’interesse che applica al credito, non è disposto ad alcun sacrificio nonostante ai cittadini, specialmente quelli delle fasce medio-basse, si stia chiedendo “lacrime e sangue”.
Il caso ha frantumato, quindi, il tanto sbandierato dal governo Monti principio di equità e, se passato sotto la lente dell’economia, smaschera anche l’assenza di un reale progetto di crescita per l’Italia. In conclusione credo che il paese non crescerà agendo sul diritto del lavoro (tanto per citare un tema caro a Monti), ma limitando il potere delle lobby che, se un tempo si accontentavano di influenzare il potere politico, oggi lo rappresentano pure.

*i dati sono estratti da IL PESO DELLE COMMISSIONI SU PMI E FAMIGLIE pubblicato su LAVOCE.info


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