Il disastro accorso nei giorni scorsi nelle zone della Lunigiana e delle Cinque Terre, dove hanno perso la vita sette persone, mentre altri sei risultano a tutt’oggi dispersi, impone un’analisi profonda, quanto necessaria, sulla tutela dell’ambiente e del territorio. È alquanto esplicativa la nota del Wwf che ha parlato di «tragedia annunciata», denunciando l’assenza sul territorio di un presidio per attuare misure preventive al dissesto idro-geologico. Pertanto non serve a nulla il fatalismo di circostanza che vede una natura nemica lanciare “bombe d’acqua” sugli umani, ma occorre ricercare nei comportamenti degli uomini le cause di questi disastri, riepilogabili nelle seguenti tre ragioni:
- L’evento meteorologico abbattutosi su Liguria e Toscana è un fenomeno che gli studiosi chiamano “flash flood” (Inondazione violenta) ascrivibile al cambiamento climatico che è una conseguenza diretta dell’inquinamento. Non è un caso infatti se l’evento si è manifestato proprio dopo aver avuto il secondo settembre più caldo dal 1800.
- È stato distrutto il patrimonio naturale attraverso la cementificazione selvaggia (favorita da una serie di condoni edilizi) e il consumo del territorio. Per cui sono scomparsi quei canali e passaggi naturali che permettevano alle acque, specialmente nelle aree montuose, di defluire in tantissimi rivoli tali da evitare la formazione di grosse masse d’acqua.
- L’uomo ha smesso di curare il proprio territorio, facendo mancare quel lavorio di contadini che, comprendendone il valore e anche la forza distruttrice, ne rispettavano le peculiarità. Così le terrazze ottenute pietra su pietra, che davano da mangiare a famiglie intere, sono state abbandonate; la stessa sorte è toccata ai canali di scolo che non sono stati più puliti, e ai boschi che non sono stati più rastrellati.
Carlo Petrini, presidente di “Slow food”, sulle pagine di Repubblica ha affermato «ciò che si spende per riparare a disastri come quello accorso in Liguria è di gran lunga più costoso di quanto non spenderemmo mai per una attenta e corretta gestione del territorio». Personalmente credo che non sono sufficienti i finanziamenti per prevenire questo genere di cose, occorre anche rivisitare e riformulare i comportamenti socio economici della nostra società. Mi spiego: l’obiettivo della crescita economica e il consumismo di massa hanno svalorizzato il legame simbiotico tra l’uomo e il territorio, facendo così mancare il rispetto religioso che l’uomo ha da sempre avuto per l’ambiente e, più in generale, per la natura da cui riceve protezione e nutrimento. Le alluvioni dei giorni scorsi dimostrano che la natura è sempre meno in grado di proteggerci, pertanto urge modificare l’attuale condotta dell’uomo e della società di cui fa parte, affinché venga al più presto ristabilito il legame tra il territorio e i suoi abitanti.
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