Qualche giorno addietro un mio amico insegnante mi raccontava un fatto curioso quanto negativo accorsogli. Durante un esame scritto, dove lui era membro di commissione, gli studenti, appartenenti a diversi insegnanti, furono sistemati nell’aula in gruppi secondo l’insegnante di appartenenza. Successe che, a fine esame, con la correzione dei compiti, gli studenti di un certo insegnante subirono il più alto tasso di bocciatura. Questi, avuto il risultato negativo, sono andati dritti dal mio amico lamentando di essere stati discriminati perché fatti sedere ai tavoli posti davanti alla cattedra e perciò non avevano potuto –così come si dice in gergo scolastico- “copiare”, cioè usare gli stratagemmi che permettono di superare l’esame senza studiare. La vicenda, se si esclude la sfacciataggine e l’impudenza di andare anche a lamentarsi al professore, ha una sua logica che è invece assai diffusa nel mondo studentesco, tanto che per taluni negargli l’uso di “foglietti a fisarmonica” o di fare altre furbate è sentito come un atto discriminatorio che tanto assomiglia alla negazione di un diritto. A questo punto col mio amico ci siamo interrogati se questa assurda logica è circoscritta nella scuola o è un qualcosa di molto più diffuso nella società italiana?
La risposta è stata che
il ragionamento dei giovani studenti è diffusissimo tra gli italiani, i quali sempre più spesso si sentono discriminati e talvolta perseguitati se non gli è permesso fare ciò che la legge o le regole proibiscono. La cosa curiosa, unicamente italiana, è che una tale forma di pensiero è rinvenibile anche tra i membri dell’attuale governo e principalmente nel suo capo. Infatti quotidianamente il Cavaliere parla di discriminazione e persecuzione che i magistrati compiono nei suoi confronti poiché indagano su vicende losche che coinvolgono lui e i suoi uomini. Pertanto secondo la «logica italiota» corrompere un avvocato inglese per aggiustare processi in cui si è imputato, farsi regalare “all’insaputa” degli appartamenti in cambio di chissà cosa, o dire che evadere le tasse sia moralmente giusto non sono questioni di cui bisognerebbe almeno vergognarsi (oltre che tenersi lontano dal coprire cariche pubbliche), ma si ritiene che se la magistratura fa il suo dovere e se ne occupa compie un atto discriminatorio e persecutorio.
il ragionamento dei giovani studenti è diffusissimo tra gli italiani, i quali sempre più spesso si sentono discriminati e talvolta perseguitati se non gli è permesso fare ciò che la legge o le regole proibiscono. La cosa curiosa, unicamente italiana, è che una tale forma di pensiero è rinvenibile anche tra i membri dell’attuale governo e principalmente nel suo capo. Infatti quotidianamente il Cavaliere parla di discriminazione e persecuzione che i magistrati compiono nei suoi confronti poiché indagano su vicende losche che coinvolgono lui e i suoi uomini. Pertanto secondo la «logica italiota» corrompere un avvocato inglese per aggiustare processi in cui si è imputato, farsi regalare “all’insaputa” degli appartamenti in cambio di chissà cosa, o dire che evadere le tasse sia moralmente giusto non sono questioni di cui bisognerebbe almeno vergognarsi (oltre che tenersi lontano dal coprire cariche pubbliche), ma si ritiene che se la magistratura fa il suo dovere e se ne occupa compie un atto discriminatorio e persecutorio.
A Latiano si dice “ti la capu nfitesci lu pesci” (il pesce puzza dalla testa), perciò le lamentele dei nostri studenti sono solo il sintomo di un malessere assai diffuso nella nostra società, che trova – ahimè - origine ed ispirazione nelle cariche più alte dello Stato.
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