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Womenomics: "Economia" è un sostantivo femminile

Nell’attuale fase di recessione economica, ricercatrici e ricercatori del settore si stanno chiedendo se il sistema economico abbia trascurato delle risorse che ora risulterebbero necessarie per la ripresa. In questa direzione si è mossa la ricercatrice giapponese Kathy Matsui, analista della Goldmann Sachs (una delle più grandi banche d’affari del modo), che ha dato origine ad una tesi rivoluzionaria riprodotta nel libro “womenomics”.
La rivoluzione presentata da Kathy Matsui
 sta nel fatto che una maggiore integrazione e valorizzazione delle donne non risponde solo a principi di equità, ma risponde anche a criteri di efficienza economica. In altre parole più donne nel mondo del lavoro producono sviluppo economico. Questa scoperta dovrebbe renderci ottimisti verso l’incertezza economica del futuro, ma la posizione della donna, specialmente nel nostro Paese non attraversa un periodo felice. Anzi, stando ai dati Istat del 2009, la partecipazione femminile in Italia è in diminuzione e sempre più sono le donne, specialmente al Sud, che, scoraggiate, smettono di cercare un lavoro.
Un altro dato avvilente per il genere femminile è l’incidenza del precariato sulle donne che risulta essere il doppio dei maschi. Tutto questo trova una possibile risposta nel fatto che le donne italiane sono meno rappresentate politicamente, meno rappresentate ai vertici delle istituzioni e delle carriere rispetto ad altri Paesi.
A tutto ciò si contrappone invece il fatto che i tassi di istruzione femminili sono più alti di quelli maschili, e che i curricula scolastici delle donne sono migliori di quelli dei colleghi maschi. Per cui è chiaro che abbiamo a disposizione capitale umano, oltretutto altamente qualificato, che non è opportunamente utilizzato.
Ritornando alla ricerca della Matsui si scopre che i gruppi di lavoro “misti” sono più produttivi dei gruppi di soli maschi o di sole femmine. E allora perché intorno a noi la maggior parte delle istituzioni, dei comitati esecutivi, dei consigli d’amministrazione devono continuare ad essere formati da uomini, mentre nel mondo istituzioni come Grameen Bank ha deciso di sollevare le economie di India e Bangladesh facendo prestiti solamente alle donne?
È giunto il momento che la nostra società palesemente maschilista riveda i propri schemi e permetta alle donne un eguale partecipazione; a chiederlo non sono solo i principi democratici, ma l’economia da cui dipende la vita di noi tutti.

Commenti

marilena ha detto…
Caro Ulisse,
fino a quando la tradizione che tanto ci piace e che tanto attraversa le nostre vite non sarà solo un lontano ricordo a cui ogni tanto rivolgere un pensiero, le "regole del gioco" non potranno cambiare o essere messe in discussione. La donna deve assumere un altro volto nell'immaginario collettivo, per far questo bisogna decidersi ad agire, ma mi sembra molto più facile lamentarsi..come qualcuno ha detto:-DECIDERE DI NON DECIDERE è GIà UNA DECISIONE.. o sbaglio?

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