A vent’anni dalla pubblicazione del documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e
Mezzogiorno, la Conferenza Episcopale Italiana ha voluto riprendere la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, attraverso un nuovo documento dal titolo Per un paese solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno (http://www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/allegati/10773/Per%20un%20Paese%20solidale.pdf). In quest’ultimo documento si legge che «Potrebbero, infatti, acuirsi antiche debolezze e approfondirsi limiti radicati, che rischiano di isolare il Mezzogiorno tagliandolo fuori dai grandi processi di sviluppo». Ma cosa intendono i prelati della Cei per “antiche debolezze”?
La debolezza più conosciuta, è la criminalità organizzata,che continua a «dettare i tempi e i ritmi dell’economia e della politica meridionali» e, si legge ancora nel documento della CEI, «diventando il luogo privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il sistema democratico del Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento, dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio nazionale»
Entra così in gioco l’altra sciagura del Mezzogiorno: la classe dirigente; che sempre più spesso è al servizio della prima piaga se non addirittura da essa determinata.
A questo punto il discorso dei vescovi si fa politico e programmatico, e attraverso l’indirizzo “comunità ecclesiali”, si vuole portare un messaggio sia alle istituzioni (partiti compresi) che ai cittadini. Un messaggio che punta a recuperare la retta via sia sotto l’aspetto della moralità, ma anche della solidarietà e del coraggio.
In altre parole i vescovi credono che nel sud è giunta l’ora dar vita ad un progetto utopico (eu-tópos), in cui partiti politici e cittadini (elettori) possano esserne gli esecutori.
A mio avviso è assai difficile che i partiti politici possano essere gli autori dell’era auspicata dalla CEI. Infatti i partiti, nella famelica ricerca di finanziamenti volta a rafforzare il proprio ruolo nell’arena del potere, hanno finito per essere assorbiti dal malessere che corrompe la nostra società, tanto da trovare proprio in esso il nutrimento. Ne è una testimonianza il metro di valutazione con cui sono scelti i candidati all’interno delle liste elettorali, anche in una semplice competizione comunale; dove non sono le competenze politiche o amministrative a determinarne la scelta, ma i cosiddetti “numeri” (intesi come voti che si hanno a corredo, manco gli elettori fossero un gregge di pecore al comando di un pastore/candidato), e/o la disponibilità finanziaria per ottenere (acquistare) un buon risultato. Questa realtà, proiettata poi sul piano macro, è il presupposto dei diversi malesseri che vive il nostro Paese, come denuncia lo stesso documento Per un paese solidale.Chiesa italiana e Mezzogiorno.
A questo punto dovrebbero essere i cittadini ad operare il cambiamento di direzione che la CEI auspica; ma sono gli elettori pronti a dare un segnale forte, contro il malessere prodotto anche dall’attuale politica, già dalle prossime elezioni?
Personalmente non saprei. Mentre son certo che per ottenere ciò, oltre al coraggio sollecitato dai vescovi, occorrerebbe recuperare alcune figure di indirizzo all’interno della società: una sorta di intellighenzia sociale. E come già visto nel precedente post, sono gli intellettuali coloro che possono essere gli unici a poter indirizzare i cittadini; e tra questi inserirei anche i parroci, le cui parrocchie, oltretutto, sono da sempre efficienti comitati elettorali.
Concludo ribadendo che l’attuale sistema politico-economico, specialmente al Sud,come denuncia il documento episcopale, abbia un equilibrio assai precario la cui eventuale caduta comporterebbe un serio rischio per la democrazia e per i valori che essa rappresenta. Perciò è necessario che i cittadini rientrino in possesso del ruolo centrale che hanno all’interno della nostra società, operando scelte elettorali in cui si osi, così come conclude la CEI, «il coraggio della speranza!»
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