Ogni qualvolta che ho tra le mani i miei due volumi del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, so che devo placare un’inquietudine, quella che nasce dal conflitto tra l’ideale e la realtà; « Don Chisciotte il cavaliere dell’ideale perenne in lotta con la realtà [e] Sancho, che si vede assegnato il compito di rappresentare l’altro polo dialettico, la quotidiana realtà, l’inerzia terrestre che finirà col trionfare della più alta follia, del più puro dei sogni » scriveva Vittorio Bodini nel 1956, nell’edizione del don Chisciotte edita da Einaudi. Negli ultimi giorni l’opera di Cervantes è stabilmente sulla mia scrivania. Sono i giorni della campagna elettorale di un briciolo di territorio dell’immenso mondo. Eppure, proprio tra le vie del mio paese, pare che si siano dati appuntamento Don Chisciotte e Sancho Panza per un inedito scontro: quello tra l’hidalgo e il suo scudiero, che porta inevitabilmente alla disfatta di Don Chisciotte e, quindi, alla sconfitta ...